Vorrei riprendere il discorso sulla semplificazione per farvi conoscere un personaggio della nostra giurisprudenza che merita senza dubbio di essere citato: Massimo Severo Giannini
Chi è Massimo Giannini
Massimo Severo Giannini fu Ministro per la funzione pubblica nei Governi Cossiga. Il 16 novembre 1979 trasmise alle Camere l’indimenticato “Rapporto sui principali problemi della Amministrazione dello Stato”. Giannini è più di un giurista: fu una persona che capì due cose:
- Il Diritto deve essere alla portata di tutti, anche di chi non è laureato in giurisprudenza.
- La chiarezza si ottiene da concetti semplici.
Incuriosito da questa figura, così antitetica rispetto a quelle attuali, mi sono fiondato nella lettura del Rapporto Giannini e ho fatto una scoperta meravigliosa.
Il Rapporto Giannini
In effetti sono sufficienti 70 pagine per parlare approfonditamente e completamente della semplificazione nazionale, con concetti chiave espressi in maniera semplice e attuale. È il 16 novembre del 1979 quando Giannini presentail Rapporto sui Principali Problemi dell’Amministrazione dello Stato. Vi starete domandando come mai ne parliamo su questo sito che è più tecnologico che giuridico; ebbene leggete quello che segue e stupitevi. All’interno di questo rapporto vi è un’analisi delle varie problematiche, nonchè di quelle tecnologiche.
Quel che manca è l’analisi permanente dell’eficiente Uso degli elaboratori, con gli aggiustamenti di procedure e le integrazioni reciproche. Si dovrebbe allora costituire un Centroper i sistemi informativi, con il compito iniziale di fare una relazione degli elaboratori esistenti, dell’utilizzazione delle possibilità di raccordo e di integrazione; esso potrebbe agire in collegamento con il programma finalizzato sull’informatica, di recente bene avviato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, e con gli organismi interni e internazionali per l’informatica.
Rapporto Giannini – Cap 3.7 “L’attività di informatica”
Il testo di Giannini è disarmante, estraendolo dal contesto temporale nel quale è stato scritto, rivela l’intenzione di creare un polo centralizzato composto dai soli sistemi effettivamente utilizzati a seguito di un’attività di monitoraggio. Dal 1979 ad oggi, in proporzione, sono sati fatti pochissimi passi avanti al punto tale che la visione di Giannini era utopistica all’epoca e tale è rimasta.
Il quadro qualitativo è invece parecchio appannato, perché il processo tecnologico che nel settore si è avuto negli ultimi dieci anni ha trovato impreparate le amministrazioni pubbliche. Gli elaboratori elettronici, che erano all’inizio apparecchi di semplice registrazione di dati complessi, sono divenuti poi apparecchi di accertamento o verificazione, di calcolo, di partecipazione a fasi procedimenti di istruttoria e, infine di decisione.
Il rapporto narra di un’evoluzione non seguita dall’amministrazione statale, per ragioni di vario tipo ma soprattutto per incapacità e mancanza di conoscenza. Un quadro che, prendendo spunto da quanto successo nel mese di novembre, non lascia affatto trapelare l’aumento di una buona capacità gestionale.
Ma cosa rende la visione di Giannini moderna e in controtendenza?
Ovviamente la visione di una pubblica amministrazione scalabile, dove esistono realtà lavorative differenti e dove non tutti gli uffici siano dotati di strumenti che poi finirebbero per non usare. Una visione audace tanto all’epoca quanto ai giorni nostri.
Avvertono gli esperti che non tutte le amministrazioni richiedono elaboratori e sistemi sofisticati […] ma il giudizio è, nel complesso, che vi siano troppi elaboratori sottoutilizzati o mal utilizzata e mancanza di raccordi.
Ibidem
Ci troviamo quindi davanti ad una realtà che non è mutata benchè avrebbe avuto l’occasione di farlo. Il documento di Giannini, che prende in esame tutti i problemi dell’amministrazione statale (e quindi anche quelli non informatici), ha però una caratteristica che i legislatori di oggi sembrano aver dimenticato.
Concetti brevi e ben precisi
Ne parlavo ieri sera a cena quando una persona si è presa il disturbo di spiegarmi bene il modo di legiferare di Giannini: concetti brevi, chiari, alla portata di tutti. Niente che potesse nascondere altri messaggi, niente che potesse essere capito a pochi, niente che fosse inutilmente lungo. Così mi sono scaricato il suo rapporto e ho iniziato a leggerlo. Sono concetti che vanno inseriti nel contesto storico ma i paragrafi sono brevi, sintetici e hanno un modo “semplificato” di comunicare. Per intenderci un periodo dura mediamente 2-3 righe no di più.
Detto questo vi consiglio la lettura di questo testo anche solo in minima parte per capire quanto possa esser piacevole approfondire contenuti scritti per tutti, anche su tematiche complesse come quelle riguardanti l’amministrazione dello stato.