Neuralink: l’interfaccia cervello-computer

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Il 30 gennaio 2024, Elon Musk ha dichiarato che il primo Neuralink è stato installato all’interno di un cervello umano. Cerchiamo di capire che cos’è Neuralink ma soprattutto approfondiamo meglio l’argomento.

Neuralink Telepathy

Neuralink è il nome di un’azienda finanziata da Elon Musk ma anche di un’interfaccia sintetica in grado di comunicare con il cervello; la prima versione di tale interfaccia prende il nome di Telepathy.

Neuralink Telepathy

L’interfaccia prevede una comunicazione bidirezionale con il cervello: ciò significa che può intervenire in processi cognitivi e, teoricamente, arrivare ad attenuare effetti di deterioramento cerebrale quali, ad esempio, Parkinson e Alzheimer. Neuralink è in grado di comunicare con l’esterno tramite interfacce apposite; motivo per il quale può essere utilizzata anche per governare smarphone, tablet e altri apparecchi compatibili. Al momento della scrittura di questo articolo è in corso una campagna di reclutamento di volontari per testare il Neuralink Telepathy e un video introduttivo ne spiega le potenzialità.

Alcuni aspetti di funzionamento

L’unità Telepathy interagisce con un’applicazione installata sullo smartphone chiamata “N1 User App” in grado di decodificare i segnali elettrici del cervello e tradurli i comandi applicativi. Sarà quindi possibile effettuare una molteplicità di azioni previste dalla capacità di traduzione insita nell’interfaccia e nell’applicazione.

Un’interfaccia della N1 User App

Come è possibile notare dallo screenshot sopra riportato, l’interfaccia richiede comprensibilmente una calibrazione, la connessione allo smartphone dell’utente e, soprattutto, una batteria che sarà possibile caricare grazie ad un apposito dispositivo senza fili. L’interfaccia N1, come si legge nella documentazione ufficiale, “registra l’attività neurale attraverso 1024 elettrodi distribuiti su 64 fili, ognuno più sottile di un capello umano“.

L’impianto del chip è possibile grazie ad un apposito robot che pratica i fori nel cervello per consentire l’installazione degli elettrodi, con una precisione controllata elettromeccanicamente.

È una storia “vecchia” ma “attuale”: il caso Nathan Copeland

Nel 2019 il MIT Technology Review pubblicò un articolo che parlava del primo utente ad aver impiantato su di sé l’interfaccia di Elon Musk. Si chiama Nathan Copeland e, dal 2014, entrò a far parte del team di sperimentazione di Neuralink. Copeland fu vittima di un incidente che spezzò la sua spina dorsale paralizzandolo dal petto in giù, una condizione estrema che lo rese un soggetto ideale per la sperimentazione. Si raccomanda di leggere l’articolo del MIT Technology Review di cui si riportano solo due domande a cui Copeland risponde (tradotte automaticamente in italiano).

Hai impianti che trasmettono il senso del tatto al tuo cervello. Come ci si sente?

Ho due impianti nella corteccia somatosensoriale. Le sensazioni dipendono davvero: vanno dalla pressione, al formicolio, al calore, alla vibrazione, a volte al battito. Le sensazioni sono alla base delle mie dita, vicino ai palmi o alle nocche.

Sembra reale?

Sì e no. Alcuni di essi, come la pressione e il tocco, sono abbastanza vicini all’analogo naturale del mondo reale. I formicolii non sono innaturali, ma hanno paragoni meno ovvi con le sensazioni che avrei provato prima dell’incidente. Ma ora è una seconda natura; sono naturali per me a questo punto.

Nell’intervista Copeland esprime entusiasmo e la voglia di usare questi impianti per giocare ai videogiochi. Chiaramente bisogna fare attenzione a non strumentalizzare in alcun modo questi messaggi: è normale che una persona provi meraviglia per il tipo di novità. Bisogna tenere conto che Copeland oggi guida ed è quindi in grado di svolgere un’attività complessa che interessa più arti coordinati differentemente tra loro. Il successo dell’impianto è sotto gli occhi di tutti coloro che ne hanno potuto vedere i risultati, in primis della FDA Americana, incaricata di vigilare sulla ricerca.

Implicazioni e transumanesimo

È interessante, per un istante, immaginare le implicazioni etiche, giuridiche e tecnologiche di soluzioni di questa portata. Sono troppe da sviscerare in un solo articolo ma sulla rete si trovano commenti e riflessioni di ogni tipologia: dagli aspetti di cybersecurity dell’interfaccia e dell’applicazione, fino alla tipologia di controllo remoto e monitoraggio che è può essere esercitata dalla Neuralink sui dispositivi.

La preoccupazione derivante dalla diffusione di interfacce cervello-computer (BCI brain-computer interface), merita comunque una riflessione. Lo sviluppo di queste interfacce non è solo collegabile alla risoluzione delle condizioni patologiche ma scende in una dimensione più profonda. Da metà degli anni ’60 l’essere umano ha iniziato a riferirsi alla tecnica come elemento in grado di risolvere il dilemma della finitudine umana: i limiti del corpo umano, determinati da invecchiamento, da malattie o da incidenti di altra natura, possono essere aggirati e risolti (totalmente o parzialmente) con l’impiego della tecnologia. La precisa collocazione storica di questi momenti è difficile ma rilevante; si consideri pertanto come riferimento di massima quanto segue:

PeriodoEpoca
1600-1900Epoca Moderna
1970-2010Post-moderna
2010-attualeTransumanesimo

È opportuno notare che la data di fine non è mai netta, bensì tende a sfumare lentamente a favore di altri movimenti sociali che si affermano altrettanto lentamente. Un esempio relativamente recente è l’età dell’Acquario (la New Age) che si inizia ad affermare tra gli anni 1960 e 1970 ma che ha avuto influenze durate ben oltre gli anni 2000.

Conclusioni

Benchè il Neuralink Telepathy venga annunciato con clamore solo nel 2024, esso ha una tradizione che risale a oltre cinque anni prima. La ricerca media in questo campo, quella delle biotecnologie (bios-tecnè-logos) sta estendendo la sua conoscenza molto rapidamente e sta offrendo alla società una moltitudine di soluzioni ipoteticamente percorribili per affrontare vari problemi. L’impiego di tali tecnologie, tuttavia, dovrà essere regolamentata in modo molto chiaro e puntuale. Vale, tuttavia, la pena di porsi due domande: “a chi” è indirizzato e “quali sono” le finalità di Neuralink. La trasformazione di un essere umano, infatti, non è cosa che può essere decisa solo sul principio della “comodità” ma richiede un’analisi più attenta e profonda per valutarne le varie implicazioni.