Oggi una testata editoriale intitolava “Per 10 ore davanti al Congresso Usa, ma ora Zuckerberg è più ricco di 3 miliardi” ed è da giorni che si parla della bravura del CEO di Facebook. Ma è davvero tutto merito suo? Forse no…
Ebbene sì: per oltre 10 ore Mark Zuckerberg ha dovuto fronteggiare il Congresso degli Stati Uniti d’America, una sfida che per molti versi si sarebbe palesata impegnativa se ad intervistarlo ci fossero state persone “competenti”. Le domande, sufficientemente ridicole, hanno permesso a Zuckerberg di uscire illeso e più ricco dall’incontro.
Premetto che il io scopo non è analizzare la tanto discussa faccenda di Cambridge Analytica, quanto puntare il dito sull’inefficacia e sulla “debolezza” del Congresso USA, assolutamente inadeguato a gestire una situazione come questa.
In altri paesi (Cina, Giappone tanto per dirne due), strutture equivalenti sono dotate di personaggi qualificati a rappresentare e discutere il problema nell’interesse della nazione. L’esempio americano si concretizza in questa battuta diventata celebre:
“Is Twitter the same as what you do?”
Lindsey Graham, a Republican senator from South Carolina
Solo questa domanda denota l’assoluta ignoranza sull’argomento, sulla piattaforma Facebook (oggetto dell’inchiesta), e sull’attività svolta da Zuckerberg. E ancora:
Sen Orrin Hatch: How do you sustain a business model in which users don’t pay for your service?
Zuckerberg: ……….Senator, we run ads
E non c’è quindi da stupirsi se, dopo tutto questo clamore, il CEO di Facebook sia diventato più ricco e se gli azionisti (assolutamente poco interessati all’aspetto morale di Cambridge Analytica), abbiano premiato la poker face di Zuckerberg. Il fallimento del Congresso non è stato creare il caso: anzi, quello è stato un atto formale molto importante. Il fallimento è stato inviare senatori incompetenti e ignoranti ad interrogare il CEO della più grande piattaforma di social network del mondo.
C’è chi dice che questo sia tipo degli USA, io non saprei ma di sicuro cito la frase di un mio contatto che, il giorno dopo l’udienza ha scritto:
Un’ultima parola vorrei spenderla a favore di Zuckerberg: sono stati migliaia i video che lo ritraevano come un automa: lo sguardo perso nel vuoto, un sorriso di circostanza veramente molto “automatico”, ebbene vorrei che voi consideraste due cose, la prima è che Zuckerberg era davanti al Congresso degli Stati Uniti d’America per una faccenda che lo metteva al centro della stampa mondiale. Il secondo aspetto è che le sue azioni stavano andando in picchiata e le due cose assieme lo possono aver caricato di una “leggerissima” tensione che ha affrontato con un’evidente preparazione da parte del suo staff. Dopo tutto mi sembra che male non sia andata: parlano le azioni…parlano i soldi.