Lo scopo di questo articolo è riflettere su come l’intelligenza artificiale possa essere utilizzata in un contesto bellico e successivamente introdotta in un ambito operativo civile.
La Difesa, da sempre, rappresenta un propulsore di sviluppo per le nuove tecnologie e quando queste raggiungono una maturità adeguata posso essere convertite per l’uso civile. Alcuni esempi celebri sono:
- Internet: lo scopo iniziale della rete internet era quello di garantire comunicazioni stabili ed efficienti tra le sedi delle forze armate statunitensi.
- GPS: il segnale GPS (Global Positioning System) fu sviluppato nel 1973 dal Dipartimento della Difesa americano (USDOD) e successivamente utilizzato in ambito civile seppur con alcune limitazioni.
- Radar: utilizzato nella Seconda guerra mondiale per scopi bellici, ha poi trovato applicazione in ambito civile.
La lista sarebbe davvero lunga e si potrebbe saltare dal comparto delle microonde a quello dei sensori fotografici che troviamo nelle nostre reflex o nei nostri smartphone.
L’impiego della I.A. in ambito militare
L’attenzione è sull’intelligenza artificiale perché viene percepita come molto promettente e dalle potenzialità davvero innovative. In ambito militare l’intelligenza artificiale viene osservata da molto più tempo rispetto all’ambito civile, complice anche l’evoluzione dei sistemi d’arma che hanno portato, ad esempio, alla costruzione di aerei senza pilota (UAV) talvolta assistiti da algoritmi intelligenti.
Contesto sanitario

Un ambito di sviluppo è proprio quello appena citato e riguardante gli aeromobili a pilotaggio remoto (APR). I droni, ad esempio, possono essere dotati di algoritmi in grado di supportare i soldati in procedure di assistenza automatica nel teatro operativo, a vantaggio di un intervento più tempestivo e di una riduzione di rischio per gli esseri umani. Le operazioni di primo soccorso, ad esempio, possono essere molto rischiose nei contesti bellici e l’impiego dei droni mitiga tali rischi, riduce i tempi e può agevolare l’efficacia delle cure. Il primo soccorso fa parte di un processo di trattamento dei feriti che rientra nella più estesa capacità MEDEVAC (Medical Evacuation); lo sviluppo nell’impiego dei droni ha portato ad una specializzazione della terminologia in DRONEVAC.
Supporto alleato

Un teatro operativo è un contesto molto complesso nel quale agire. Non è solo la quantità e l’entità dei rischi a renderlo tale: è il numero dei soggetti che vi operano tra civili, forze alleate (blue force) e forze avversarie (red force). A livello tattico il sistema di tracciamento degli alleati si chiama Blue Force Tracking (BFT) e svolge un ruolo essenziale nella gestione del teatro operativo: permette di sapere l’esatta posizione di ogni singola risorsa (sia essa umana o non umana) con posizionamento in tempo reale; che si tratti di alleati, avversari o civili. Questo riduce drasticamente gli errori di fuoco amico, permette di attuare strategie di salvaguardia dei civili e favorisce un ottimale sistema di gestione del teatro operativo.

L’intelligenza artificiale applicata al BFT è cruciale perché un errore nel sistema, anche di minore entità, può avere conseguenze molto rilevanti. La I.A. in questo contesto può aiutare a:
- Analizzare i movimenti delle forze nemiche e suggerire strategie per evitare imboscate.
- Prevedere possibili collisioni o fuoco amico in scenari complessi.
- Correggere tramite algoritmi di machine learning errori di localizzazione dovuti a interferenze o perdita di segnale GPS.
- Ottimizzare la comunicazione tra i dispositivi, riducendo il ritardo nei dati trasmessi.
- Utilizzando sensori avanzati e visione artificiale, identificare unità ostili e differenziarle da quelle amiche.
- Integrare feed video dai droni per fornire una visione più dettagliata della situazione.
- Suggerire percorsi sicuri per le truppe, tenendo conto del terreno, della presenza nemica e delle condizioni meteorologiche.
- Supportare il comando con simulazioni di scenari e proposte di manovre tattiche.
- Fungere da collegamento con sistemi UAV (droni) e UGV (veicoli terrestri autonomi) per monitorare il campo di battaglia.
- Integrare gli algoritmi con il livello di cyber warfare, per rilevare tentativi di spoofing o jamming delle comunicazioni.
- Fornire aggiornamenti in tempo reale ai comandanti, semplificando la lettura delle informazioni critiche.
- Visualizzare il BFT tramite interfacce AR (realtà aumentata) direttamente su visori per i soldati.
In sostanza l’IA renderebbe il BFT più preciso, reattivo e integrato con altre tecnologie avanzate, migliorando la sicurezza e l’efficacia operativa delle forze armate.
Supporto decisionale tattico
La guerra è un susseguirsi di decisioni, per lo più difficili e impopolari; Golda Meir dichiarò che «non c’è differenza tra uccidere personalmente e prendere decisioni che invieranno altri ad uccidere. È esattamente la stessa cosa». La differenza tra una decisione giusta e una sbagliata non pregiudica solo il raggiungimento del risultato, ma comporta spesso delle perdite umane. L’intelligenza artificiale è in grado di supportare la dimensione tattica nelle strategie da seguire, sulla base dei dati raccolti in passato, delle caratteristiche geografiche e orografiche del territorio, delle informazioni collezionate dagli altri sistemi (ad esempio il BFT), al fine di ottenere il miglior risultato possibile. Attenzione, non si tratterebbe di una decisione interamente automatizzata ma di un supporto al decisore che, come tale, rimarrebbe umano. Anche in questo caso, però, è bene capire che tale decisione deve essere interpretabile e la sua logica andrebbe spiegata in modo da ottenere la trasparenza necessaria ad evitare il “salto di fede” verso il suggerimento algoritmico.
Nel novembre del 2023, Taylor Kate Woodcock dell’Asser Institute ha pubblicato un interessante studio intitolato “Human/Machine (-Learning) interactions, Human Agency and the International Humanitarian Law Proportionality Standard“. Una parte dell’abstract riporta quanto segue:
Developments in machine learning prompt questions about algorithmic decision-support systems (DSS) in warfare. This article explores how the use of these technologies impact practices of legal reasoning in military targeting. International Humanitarian Law (IHL) requires assessment of the proportionality of attacks, namely whether the expected incidental harm to civilians and civilian objects is excessive compared to the anticipated military advantage. Situating human agency in this practice of legal reasoning, this article considers whether the interaction between commanders (and the teams that support them) and algorithmic DSS for proportionality assessments alter this practice and displace the exercise of human agency.
È impensabile che il supporto decisionale bellico non si avvantaggi di uno strumento in grado di acquisire una moltitudine ragguardevole di dati per fornire una visione tattica più sicura e più completa. Non si tratta esclusivamente di portare a termine l’operazione nel modo più efficace ma, ad esempio, di trovare la giusta misura in relazione al contesto civile in cui si svolge tale operazione.
Supporto alle comunicazioni
In un teatro operativo le comunicazioni dovrebbero essere tempestive ed estremamente precise, per fornire una visione d’insieme di quanto sta accadendo. Non è chiaramente sempre possibile a causa di molti fattori: disturbatori di segnale (jammers), o anche solo momenti particolarmente concitati, possono essere causa d’interruzioni. L’intelligenza artificiale può fornire dati a supporto e completamento delle comunicazioni, permettendo una rivalutazione tempestiva del contesto operativo.

È da molti alti che l’Italia porta avanti un programma denominato “Soldato Futuro” e che si propone lo sviluppo di tecnologie “a bordo” del soldato (sia esso di fanteria oppure no). Tali tecnologie consentono il monitoraggio del teatro operativo e non solo: l’operatore viene monitorato fin nelle più piccole informazioni biologiche.
In assenza di comunicazione radio è possibile avere il supporto dell’intelligenza artificiale per avere dettagli in merito al battito cardiaco, alle condizioni di stress, alla capacità di movimento del soggetto e sapere così se è in buone condizioni, se si sta spostando e in che modo lo sta facendo. Se sia ferito, quale potrebbe essere la sua prospettiva nel breve e nel medio termine, se parte della sua capacità di azione sia compromessa e in che misura. Già oggi molti dispositivi che possiamo indossare ci comunicano le condizioni in cui camminiamo, la frequenza cardiaca, lo stato di ossigenazione del sangue e sono in grado di riconoscere fenomeni di stress e di pericolo.
Tra orologi intelligenti, sensori posti sul retro dell’elmetto per il monitoraggio delle funzioni cerebrali, analizzatori del movimento, l’algoritmo può ricostruire cosa sta facendo il soldato anche in assenza di una comunicazione diretta e, nel caso in cui ci fosse bisogno di supporto medico, potrebbe addirittura inizializzare l’operazione MEDEVAC se prevista.
Conclusioni
“Togli il sangue dalle vene e versaci dell’acqua al suo posto: allora sì che non ci saranno più guerre” Guerra e Pace di Lev Tolstoj (1869).
Un mondo senza guerre è impossibile purtroppo ma è possibile certamente fare in modo che queste si svolgano in modo meno impattante possibile. Inoltre, per quanto sgradevole sia, la condizione geopolitica attuale ci obbliga a fare una riflessione nel merito e a provare ad immaginare un contesto in cui la tecnologia prova a ridurre le tragiche conseguenze di un conflitto bellico.
In queste ore, in Italia, il Ministro Urso ha proposto l’iniziativa tesa alla riconversione della “componentistica auto per la difesa e l’aerospazio. Il cingolato muove un trattore ma anche un blindato”. La proposta, che piaccia o no, è figlia di una condizione geopolitica complessa, non più tendente alla pace ma aperta ad uno stato di conflittualità crescente. Maggiori notizie riguardo alle dichiarazioni del Ministro Urso si possono trovare sul portale ufficiale del MIMIT, sul portale del quotidiano Il Fatto Quotidiano e sul portale del quotidiano Il Messaggero.
Se la guerra non può essere completamente debellata dalla storia dell’umanità, si può certamente fare in modo che riduca i suoi effetti sulla popolazione civile; mettendoci nella condizione di creare un contesto operativo meno impattante e distruttivo per l’ambito civile.