Il futuro dell’Europa e del mondo

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In queste ore si stanno sollevando cori da stadio sui social network a favore e contro il sedicente accordo con l’azienda Space X di Elon Musk, voluto della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Il principio

Il fatto nasce da una indiscrezione di Bloomberg, secondo la quale tale accordo sarebbe in fase “avanzata” e intorno al quale ruoterebbe la cifra di 1,5 miliardi di dollari per la fornitura di servizi di sicurezza nelle telecomunicazioni. Innanzitutto bisogna capire da dove nasce il problema e per farlo possiamo fare riferimento ad un celebre confronto tra Mario Monti e la stessa Presidente del Consiglio.

Il botta e risposta tra Monti e Meloni sui rapporti tra il Governo ed Elon Musk

Le parole di Monti, in merito al rapporto con Musk sono state molto esplicite:

Credo che la personalità che i cittadini hanno praticamente eletto perché governi lo stato debba prima di tutto rispettare il potere pubblico che gestisce. Mai dando l’impressione, un po’ provincialistica, di trarre molta soddisfazione dal plauso dei potenti, anche quando sono al di fuori di sistemi che noi cogliamo come ordinati e che vorremmo condividere. La privatizzazione del potere è stata sottolineata ieri dal presidente della Repubblica con parole molto misurate, ma effettivamente se si dà l’impressione di erigere un signore privato grande genio come Elon Musk a una forma di protettorato morale del nostro paese, beh, secondo me c’è una perdita di dignità dello stato

Il problema è quindi che Elon Musk, imprenditore privato di indubbio talento e di grande potere, possa interferire con gli affari di governo di uno stato (in questo caso l’Italia) per la sua influenza. C’è anche il problema di “elezione” di Musk a “difensore” dello Stato che, tra l’altro, è un problema contrario al senso logico e politico: non dovrebbe essere un privato a proteggere uno Stato ma dovrebbe essere uno Stato a proteggere il privato.

Tuttavia tale questionato accordo sembra non esser stato siglato e, a darne notizia, è direttamente la Presidenza del Consiglio con un comunicato ufficiale che afferma:

La Presidenza del Consiglio dei Ministri nega che siano stati firmati contratti o stipulati accordi tra il Governo italiano e la società SpaceX in merito all’utilizzo del sistema di comunicazioni satellitari Starlink. I colloqui con SpaceX rientrano nelle normali consultazioni che le istituzioni statali hanno con le aziende, in questo caso con quelle che forniscono connessioni sicure per esigenze di comunicazione dati criptate. La Presidenza del Consiglio dei Ministri smentisce ancora più categoricamente la notizia, ritenendola semplicemente ridicola, che la questione SpaceX sia stata discussa durante l’incontro con il Presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump.

La pubblicazione è marcata 6 gennaio 2025 ma lo stesso giorno, dopo la pubblicazione del comunicato, intorno alle 13:50 del pomeriggio, appare un Tweet di Elon Musk che dice qualcosa di apparentemente diverso.

La critica

La critica all’operato del Governo italiano va, tuttavia, messa in un’ottica più ampia: perché ci sarebbe bisogno di un Elon Musk? Questa domanda, a parer di chi scrive, è la vera domanda. Alla data attuale l’Unione Europea conta 27 stati membri ed è facile immaginare che in ciascuno di questi stati esistano aziende di alto livello in grado di mettere a fattor comune le forze e garantire uno sviluppo tecnologico forte e sicuro dell’Unione, eppure questo non sta avvenendo da anni. Forse la risposta migliore l’ha data Mario Draghi durante conferenza di alto livello sul pilastro europeo dei diritti sociali a La Hulpe (in Belgio). In quell’occasione Draghi ha affermato:

Il fatto è che l’Europa ha avuto un focus sbagliato. Ci siamo rivolti verso l’interno, vedendo i nostri concorrenti tra di noi, anche in settori come la difesa e l’energia in cui abbiamo profondi interessi comuni.

Mario Draghi

Il 9 settembre 2024, lo stesso Draghi, ha presentato “Il rapporto sul futuro della competitività europea”: a questo indirizzo c’è una sintesi molto ben fatta per chi volesse saperne di più. In sostanza Draghi identifica 3 aree d’intervento principali:

  1. correggere il rallentamento della crescita della produttività, colmando il divario di innovazione (innovation gap) nei confronti di USA e Cina.
  2. ridurre i prezzi elevati dell’energia (le aziende dell’UE devono ancora affrontare prezzi dell’elettricità che sono 2-3 volte quelli degli Stati Uniti,mentre i prezzi del gas naturale pagati sono 4-5 volte superiori).
  3. reagire dinanzi a un contesto geopolitico meno stabile, aumentando la sicurezza, tenuto altresì conto del fatto di non poter più contare come prima sugli Stati Uniti.

In tutte e tre queste macro-attività è possibile notare un distacco dalla dipendenza con gli Stati Uniti d’America e, di conseguenza, un riposizionamento dell’Europa al centro dello scenario.

Ma se l’Europa non è al centro dov’è?

La domanda è legittima ed è importante: se l’Europa non è al centro di se stessa, dov’è? Ma soprattutto cosa sta facendo? In questi anni i singoli paesi hanno lavorato per creare profitto e ampliare il mercato; in una parola per generare sviluppo. Ma queste attività non sono state realmente coordinate e congiunte. Ad esempio, nel documento sopra citato:

Il rapporto evidenzia che l’Europa non ha capitalizzato la prima rivoluzione digitale guidata da Internet e ora è anche in ritardo nelle tecnologie digitali rivoluzionarie.

Un ritardo che, ovviamente, lascia spazio ad altri tra cui Elon Musk che è stato ed è un imprenditore (e ora anche un rappresentante politico).In marketing il concetto di posizionamento è strategico per riuscire a vendere il proprio prodotto: Philip Kotler, uno dei massimi esponenti del marketing moderno, ha scritto interi libri su questo concetto. Musk dimostra di conoscere molto bene che cosa sia il posizionamento: sfruttando, in Europa, tutte le sue risorse e la mancanza di quelle di ben 27 governi!

Il rapporto con il governo e con la politica

Indipendentemente dalla simpatia o antipatia politica, è bene ricordare che la situazione a cui siamo addivenuti non è frutto dell’azione di un singolo governo ma delle decisioni (piuttosto errate, lente e poco avvedute) di una serie di governi che nel tempo si sono avvicendati. Bisogna fare attenzione alle parole di Draghi quando afferma “l’Europa non ha capitalizzato la prima rivoluzione digitale guidata da Internet“. La prima rivoluzione digitale guidata da internet interessa un arco temporale di circa venti anni se non di più. In sostanza l’Europa ha preferito concentrarsi su altro: ha sviluppato nel tempo delle dipendenze per la difesa, per l’energia, per la tecnologia, ignorando l’importanza che queste avrebbero potuto rappresentare nel futuro. Criticare l’operato di oggi, per coerenza, significa essere altrettanto critici con l’operato di ieri.

Uno, cento, mille Musk

Non è Elon Musk il problema, sono gli Elon Musk ad esserlo. Musk ha fornito all’Ucraina il complesso e fondamentale sistema di comunicazione satellitare di cui è proprietario: Starlink. Questo ha avuto un risvolto fondamentale nell’attuale conflitto bellico tra Ucraina e Russia. Eppure, essendo di un privato, tale sistema potrebbe essere “spento” in un qualsiasi momento, a seconda della decisione dello stesso Musk.

Una suggestiva foto dei satelliti Starlink intorno all’orbita terrestre

Nel 2020-2021 Facebook (oggi Meta), propose di cablare intere nazioni portando internet lì dove ancora non arrivava adeguatamente. Il problema in tal senso è serio: molte nazioni hanno rinunciato a questo “contributo” per paura che la connessione non fosse adeguatamente libera e che i contenuti venissero filtrati producendo un effetto propaganda indesiderato. In un articolo del 2021 del Corriere della Sera al riguardo si scriveva:

Tra i progetti presentati da Facebook c’è il cavo sottomarino transatlantico dotato di 24 paia di fibre che connetterà l’Europa agli Stati Uniti (con una capacità 200 volte superiore rispetto a quelli transatlantici degli anni 2000).

Il punto, quindi, non è cosa voglia fare Elon Musk, Mark Zuckerberg o cosa vogliano fare gli altri imprenditori ma cosa vuole fare l’Europa per colmare questo divario ormai ritenuto critico anche a fronte di un assetto geopolitico ormai sbilanciato a favore della guerra.

La “famosa” lenta agonia…

Far competere aziende come Leonardo per l’Italia, Thales per la Francia, Indra per la Spagna, è diverso dal farle collaborare. L’Europa ha la capacità di sviluppare internamente soluzioni e servizi per attestare la sua autonomia e per creare un mercato più equilibrato e sicuro rispetto ai grandi scostamenti. La ricetta proposta da Mario Draghi è drammaticamente difficile e impegnativa e lo stesso economista “scherza” con una giornalista quando questa gli chiede se lui ritiene che la situazione sia quella di “attuare il rapporto o morire” e Draghi risponde “morire no, ma sarà una lenta agonia“. L’Italia è in Europa e vivrà la condizione di contrazione più di altri paesi, perché meno digitalizzata e meno competitiva. Draghi ha spiegato che la lenta agonia sarà un combinato disposto della riduzione graduale delle risorse economiche a disposizione, unitamente ad un invecchiamento crescente di cui già si sente parlare da circa un decennio (il cosiddetto inverno demografico).

Bisogna considerare anche il differente modo di approcciarsi allo sviluppo: un imprenditore è un professionista che insegue le opportunità di lavoro e, molto spesso, le crea anche in modo spregiudicato. La cosa importante da capire è che il professionista è l’artefice del suo stesso destino sia in termini di profitto, che di fama. La sua competenza, la sua capacità manageriale, la sua spregiudicatezza, sono le armi con cui conquista la posizione di mercato e si espande.

Un politico no. Un politico è un soggetto pagato dai cittadini per rappresentare degli interessi nel rispetto delle leggi. Se un politico non ha caratteristiche quali la competenza, la deontologia nei confronti della sua attività, non riuscirà ad essere proattivo nei confronti dello scenario che dovrebbe governare: al più sarà reattivo ma anche in quel caso lo sarà probabilmente in forma “ridotta”. Non sarà in grado di “vedere oltre l’orizzonte” e questo è uno dei più grandi problemi di chi è chiamato a gestire una transizione tecnologica.

Rispetto al primo caso, il Prof. Romano Prodi in una recente puntata del programma televisivo Piazza Pulita, spiega la sua visione del rapporto tra Musk e Trump:

C’è questo grandissimo incrocio fra potere politico e potere economico e tutte e due […] hanno sia il potere politico che il potere economico che con cui sostanzialmente riescono a dominare ogni aspetto della vita economiche politiche.

Negli anni l’Europa è stato definito un vecchio continente e non solo per la sua storia ma anche per la condizione di lentezza che la contraddistingue. Molta di questa lentezza è dovuta alla protezione di diritti fondamentali di cui altri paesi non si crucciano, ma molta altra dipende dall’inazione e dal mancato sviluppo. Certamente il caso bellico è quello più eclatante: il ruolo della NATO, nel tempo, si è ridotto così tanto da esser divenuto quasi insignificante nel panorama internazionale.

Il titolo dell’articolo pubblicato dal giornale Linkiesta

A marzo 2024 un articolo de Linkiesta avrebbe dovuto suscitare un certo stupore nell’opinione pubblica, il titolo è eloquente “Putin non ha più paura di provocare la NATO”. All’interno si legge:

Pochi giorni fa è caduto un missile a pochi metri da dove si trovavano Zelensky e il premier greco Mitsotakis. Avrebbe potuto ucciderli. Ora saremmo in un conflitto, una crisi globale. Il secondo è l’aggressione a Leonid Volkov, assistente di Navalny. È avvenuta in Lituania, un membro della Nato. In questi episodi scorgo la volontà della Russia di assumersi rischi maggiori poiché percepisce una Nato più debole e incerta. E azioni di questo tipo sono destinate ad aumentare, a differenza che in un recente passato quando certe operazioni contro l’Alleanza occidentale erano limitate.

In conclusione

C’è un cambiamento in atto da oltre un ventennio: un cambiamento che in passato è stato prima ignorato, poi non capito e derubricato e ora appare nella sua spaventosa complessità. Il cambiamento è l’inesorabile transizione tecnologico-energetica di cui siamo attori e anche vittime: è un problema così complesso e articolato, che avrebbe richiesto tempo per essere gestito opportunamente: tempo che in buona parte abbiamo sprecato.

Oggi, con meno tempo, meno risorse e più rischi geopolitici, siamo chiamati a farlo in emergenza e le strade sono solo due: la prima è affidarci a soggetti privati come Elon Musk, sperando in una condotta eticamente ineccepibile da parte loro nel garantire servizi strategici essenziali per la vita di uno stato. La seconda è ritrovare il senso d’unione che era alla base dell’Unione Europea che, in fondo, è presente anche nel suo nome.

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