La situazione del rilascio dei passaporti è diventata così tanto critica che in alcune città si è interrotto il rilascio e si sono sviluppate attività illegali. Cerchiamo di saperne di più.
L’Italia Digitale
A leggere questa storia, gli appassionati di digitalizzazione impallidiranno e, probabilmente, scuoteranno la testa sconfortati. Al di là dello sconforto (molto comprensibile), c’è la preoccupazione per un Paese che non riesce a prendere le giuste distanze dalla “burocrazia cattiva”, perchè la burocrazia è qualcosa di diverso. Si sente sempre parlare male della burocrazia che, in realtà, altro non è che:
L’insieme di apparati e di persone al quale è affidata, a diversi livelli, l’amministrazione di uno Stato o anche di enti non statali.
Fonte: Treccani
Abbiamo quindi bisogno della burocrazia ma non di quella cattiva, no di quella inefficiente. Abbiamo bisogno di una burocrazia efficace, efficiente, razionale e quindi anche economica. Abbiamo bisogno di introdurre automatismi che provochino risparmio e facilitazioni per i cittadini. Non abbiamo bisogno di servizi scadenti, basati su processi illogici e dai risultati dubbi se non del tutto assenti.
La faccenda del passaporto
Da inizio anno c’è difficoltà a rilasciare i passaporti ed il motivo, inizialmente, era il COVID: a causa dei problemi legati alla pandemia tutti i processi di emissione dei documenti si erano accavallati generando ritardi crescenti. Ciò nonostante da quel momento è passato oltre un anno e la situazione non solo non è migliorata ma è peggiorata. Eppure l’Italia è un paese considerato tra i più avanzati, discutiamo ogni giorno di cybersecurity, digitalizzazione, software, soluzioni innovative ma non riusciamo a garantire una logica emissione del principale documento d’identità al mondo. Come è possibile?
La situazione attuale
Rispetto a quando la situazione dei passaporti fu denunciata da giornali, cittadini, associazioni dei consumatori, c’è stato un forte peggioramento. In un articolo di aggiornamento, il Post scrive:
Chi ha bisogno del documento deve aspettare 10 mesi a Venezia, quasi 8 a Bolzano, 7 a Cagliari, mentre a Bologna, Genova, Milano, Pordenone, Potenza e Torino non è possibile prenotare nemmeno l’appuntamento.
Fonte: il Post
Quindi a Bologna, Genova, Milano, Pordenone, Potenza e Torino è impossibile prenotare un appuntamento per il rilascio del passaporto. È una condizione piuttosto grave che, tra l’altro, ha permesso di fa nascere forme di illegalità specializzata perchè, è bene ricordarlo, quando lo Stato non funziona, l’illegalità regna sovrana.
Sono nate agenzie di servizi in grado di prenotare gli appuntamenti mediante bot, andando tra l’altro ad occupare gli spazi per gli appuntamenti in modo automatico. Molte sono state chiuse e sanzionate ma il problema è comunque indicativo.
Cosa (non) si è fatto
La ricostruzione del Post è impietosa tanto quanto razionale.
All’inizio di febbraio il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva risposto a due interrogazioni parlamentari sul tema. Piantedosi aveva ammesso i disservizi e aveva promesso di risolvere i problemi in breve tempo, senza però chiarire come. […]
Fonte: il Post
A giugno Piantedosi aveva poi annunciato l’adeguamento tecnologico della piattaforma online per le prenotazioni e aveva assicurato l’organizzazione di open day e l’apertura di sportelli dedicati alle urgenze. In effetti in molte città le questure hanno lasciato aperti gli sportelli anche di domenica per rispondere alle tante richieste: nonostante questi accorgimenti l’attesa non è diminuita.
Durante l’estate, inoltre, diverse questure hanno comunicato alcuni dati ai giornali locali per rispondere alle critiche diffuse sui social network: per esempio è emerso che molte persone che avevano chiesto il passaporto non l’avevano poi ritirato quando disponibile. È successo a Torino, Cuneo, Bergamo, Treviso, Pordenone e altre città.
Non essendosi risolto il problema, si era pensato di coinvolgere Poste Italiane per supportare il processo di acquisizione informazioni e rilascio del documento per i comuni con meno di 15.000 abitanti, attraverso un progetto specifico denominato Polis i cui aggiornamenti sarebbero dovuti arrivare entro dicembre ma che non sono ancora stati comunicati.
Conclusioni
I tecnologi in questi mesi si sono sbizzarriti nell’ipotizzare infrastrutture e architetture che, in modo pressoché automatico, siano in grado di fornire supporto alle questure nell’erogazione del servizio ma il problema, come sempre, non è legato all’infrastruttura tecnologica, bensì alla logica organizzativa che, quando non ha un vertice efficace, provoca risultati eterogenei all’interno delle varie realtà organizzative.
La realtà è che l’Italia, ancora una volta, dimostra una fisiologica incapacità di approntare un progetto organico, funzionante e tecnologicamente coerente, lasciando la cittadinanza in balìa di ritardi e malfunzionamenti che sono semplicemente inaccettabili.