Nello scrivere questo articolo è fin troppo chiara la difficoltà di accostare due ambiti apparentemente distanti: scienza e religione, tecnologia e spiritualità. Tuttavia la necessità dell’articolo nasce da alcune riflessioni nate nel corso del tempo da importanti studiosi che meritano un approfondimento o, quantomeno, che la riflessione venga nuovamente posta all’attenzione dell’uomo.
Religione, divinità e miracoli
La religione non è solo una dimensione spirituale, è altresì una dimensione sociale che pervade il quotidiano di molti soggetti. Questa dimensione si realizza attraverso una condizione di spiritualità individuale ma anche di condivisione collettiva che porta al concetto di ecclesiae (assemblea). Vi è quindi una dimensione collettiva nella religione che interessa la vita sociale, inclusa quella di chi si definisce ateo (senza dio). La nascita di una nuova religione, di fatto, non è quindi qualcosa da trascurare. Dovrebbe, invece, incuriosire al punto da domandarsi quali ragioni sottendono la necessità di crearne di nuove in sostituzione quelle attuali.
Definire il termine religione è qualcosa che è preferibile delegare ad un’enciclopedia la cui fama è ormai affermata da tempo, la Treccani. La religione è:
Complesso di credenze, sentimenti, riti che legano un individuo o un gruppo umano con ciò che esso ritiene sacro, in particolare con la divinità, oppure il complesso […] realizzare un rapporto nuovo con il Dio che si rivela e si dona.
È quindi palese che al centro di qualsiasi religione vi sia una divinità che, per le sue caratteristiche non umane, viene ritenuta sacra. In tal senso una delle caratteristiche peculiari della divinità è la capacità di effettuare azioni ritenute dall’uomo impossibili, che violano le regole che ordinano la natura delle cose. Prima di proseguire con il ragionamento è necessario fornire una risposta ad un’ulteriore domanda: in che modo nasce una religione?
Secondo quanto riportato dal volume “Religioni e Civiltà Vol. I”, a determinare la formazione di una nuova religione è il rapporto tra diverse condizioni quali quelle “storiche , economiche , sociali , politiche , culturali”. I mutamenti arrecati a queste dimensioni, sul lungo periodo, possono favorire la creazione di nuove religioni ritenute più idonee a rappresentare il “contemporaneo spirituale”. Anche per questo motivo molte religioni compiono ciclicamente dei movimenti di “ammodernamento” della dottrina religiosa, allo scopo di mantenerla attuale. Una prova di questo, per quanto riguarda la religione cattolica, fu il Concilio di Trento, come argine alla diffusione della dottrina di Martin Lutero.
Il rapporto tra religione e cultura
Si potrebbero citare infinite frasi di letterati orientate tanto ad indirizzare il lettore verso la religione, quanto ad allontanarlo da questa ma il rapporto tra cultura e religione è talmente stretto che forse una frase che merita attenzione è stata scritta da Goethe:
Chi possiede scienza e arte ha anche religione; chi non possiede né l’una né l’altra abbia religione!
Johann Wolfgang von Goethe, “Tutte le poesie vol.II”, Mondadori Milano, 1994, p.941
La frase di Goethe sembra andare ad indicare che la religione si contrappone a due delle maggiori espressioni dell’essere umano: l’arte e la scienza. La contrapposizione rende la religione “cosa altra” rispetto a questi due mondi che, invece, a detta di altri letterati, sono radicalmente interconnessi. Gli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina sono stati realizzati da un giovane artista guidato da una religione che lo ha spinto a realizzare una delle più grandi opere artistiche in circa 10 anni. È quindi un rapporto conflittuale quello tra religione, scienza e arte ma è certo che se Goethe avesse ragione, il rapporto tra intelligenza artificiale e religione sarebbe per lo più impossibile.
Il rapporto tra Dio e uomo
È senza dubbio incontestabile affermare che una divinità, come già descritto in precedenza, è un’entità superiore all’essere umano. In grado di compiere eventi ed azioni impossibili per la comprensione dell’uomo, ultronee per la natura umanamente conosciute e, di conseguenza, incomprensibili. Su tale basi sappiamo che in passato l’uomo ha elevato ad eventi divini anche fenomeni ancora sconosciuti legati a leggi della fisica, della chimica o, semplicemente, della natura. La conoscenza limitata dell’essere umano ha portato ad attribuire a molti di questi fenomeni il termine miracolo:
Qualsiasi fatto che susciti meraviglia, sorpresa, stupore, in quanto superi i limiti delle normali prevedibilità dell’accadere o vada oltre le possibilità dell’azione umana.
Fonte: Treccani
Tuttavia anche in presenza di una definizione come quella sopra riportata, si possono anteporre interessanti riflessioni dal mondo scientifico. Sigmund Freud nell’opera “Il disagio nella civiltà” analizza il concetto di Dio nell’evoluzione sociale, attribuendone una definizione interessante:
Da molto tempo si era creato una rappresentazione ideale dell’onnipotenza e dell’onniscienza, personificandola nelle sue divinità. A esse attribuiva tutto ciò che gli era vietato o appariva irraggiungibile ai suoi desideri. Si può chili dire che queste divinità erano ideali civili.
“Il disagio nella civiltà”, S.Freud, Editore Einaudi, 2010, p. 34
Va però fatto notare che questo scritto, seppur molto rilevante, nasce in un contesto di profonda crisi sociale (l’ascesa al potere di Hitler) e, come definito dal curatore Stefano Mistura, ha lo scopo di descrivere il paradosso di una civiltà nata per assicurare all’essere umano maggiore sicurezza e protezione ma che ha finito con il creare le condizioni per distruggerlo. Ciò nonostante Freud fa una riflessione che merita attenzione.
L’essere umano è diventato una sorta di dio fornito di protesi, è davvero grandioso quando applica tutti i suoi organi ausiliari, che però non sono tutt’uno con lui e di tanto in tanto gli creano qualche grattacapo. […] Il futuro porterà con sé nuovi e verosimilmente inimmaginabili progressi in questo ambito della civiltà e amplificherà ulteriormente la somiglianza con Dio.
“Il disagio nella civiltà”, S.Freud, Editore Einaudi, 2010, p. 34
Secondo Freud il fatto che l’uomo riesca, tramite la scienza, a realizzare traguardi inimmaginabili fino a quel momento lo porrebbe allo stesso livello di quell’idea di divinità a cui la Treccani imputa la capacità di superare “i limiti delle normali prevedibilità dell’accadere“.
Intelligenza Artificiale e Religione
A questo punto viene quasi spontaneo domandarsi se l’essere umano, nella sua infinita limitazione, possa essere davvero accostato ad una divinità; non tanto per la capacità di realizzare in prima persona determinati obiettivi, quanto per la capacità di raggiungerli mediante strumenti mai pensati e realizzati fino a quel momento. Ma ciò apre naturalmente anche altri quesiti.
Se la definizione di divinità offerta dalla Treccani fosse corretta, cosa impedirebbe di annoverare a divinità un’intelligenza artificiale? In realtà la domanda è stata già posta ed affrontata in passato: potremmo citare la chiesa “Way of Future” creata da Anthony Levandowski (il cui sito tuttavia non è più visitabile) ma di cui si può vederne gli snapshot passati (in calce si riporta un’estrazione del manifesto).
We believe the creation of “super intelligence” is inevitable (mainly because after we re-create it, we will be able to tune it, manufacture it and scale it).
Parte del manifesto della religione “Way of Future”
Oggi della Way of Future rimane un account Twitter il cui slogan è “A sufficiently advanced Artificial Intelligence would be indistinguishable from God“, una frase che eleva la teoria alla base della Macchina di Turing ad un piano decisamente più spirituale.D’altro canto non è possibile se ci soffermassimo a tenere in considerazione la definizione di divinità, non potremmo non riconoscere ad un’intelligenza artificiale la capacità di raggiungere obiettivi per l’uomo non raggiungibili ma addirittura sconosciuti, ponendo nuove basi per lo sviluppo della civiltà umana.
Un’altra interpretazione arriverebbe dal mondo classico con la nota espressione deus ex machina, ossia la realizzazione della volontà di dio attraverso una macchina che, nelle tragedie greche, calava la divinità sulla scena consentendo ad essa di risolvere le problematiche umane. In tal senso l’intelligenza artificiale non sarebbe la divinità ma un prodotto di questa finalizzato a risolvere le problematiche legate alla limitazione dell’uomo. Una visione interessante che accompagna l’essere umano da sempre, dai tempi della Medea di Euripide, fino alle recenti scoperte odierne. Se ciò fosse vero, l’intelligenza artificiale sarebbe il miracolo donato agli uomini dalla divinità: esattamente come il mechanè greco consentiva alla divinità di scendere sulla terra.
Quindi Dio è uomo, macchina o altro?
Perseguendo quanto scritto sopra si arriverebbe a tre ipotesi.
La prima è che l’uomo è una divinità in grado di creare strumenti superiori a se stesso. In grado di far accadere ciò che, fino a qualche momento prima era dato per impossibile o, quantomeno, scientificamente inspiegabile. Richiama, come mi è stato fatto notare durante la scrittura di questo articolo, la filosofia di Feuerbach non sarebbe Dio a creare l’uomo, bensì l’uomo a creare Dio, attribuendo a quest’ultimo una realtà immaginifica delle caratteristiche umane. È chiaramente una visione antropocentrica e ateistica.
Una seconda ipotesi si baserebbe sul principio del deus ex machina: ossia che dio è creato dall’uomo e dalla sua capacità di creare il futuro. In tal senso prenderebbe respiro la teoria dell’intelligenza artificiale come prodotto di una divinità attraverso l’essere umano. Sarebbe quindi Dio a creare/attivare l’atto divinatorio, esattamente come nel teatro di Euripide erano le tragedie umane ad attivare la discesa degli dei sulla terra. Questo aprirebbe la strada alla riflessione sulla dipendenza tra uomo e dio ma è un argomento troppo distante dall’oggetto di questo articolo.
In ultima ipotesi l’intelligenza artificiale sarebbe effettivamente una divinità: poiché in grado di compiere quelle azioni cognitive non possibili all’uomo. Di dare spiegazione a fenomeni troppo complessi per la mente umana, ritenuti quindi inspiegabili e impossibili da elaborare. In tal senso l’intelligenza artificiale avrebbe il ruolo miracoloso attribuito esclusivamente alla divinità e come tale sarebbe idonea a rappresentarne una religione.
Post-Modernità e Religione
Volendo paragonare alcuni aspetti delle religioni del passato all’epoca post-moderna (quella attuale), viene spontaneo trarre alcune conclusioni. Nella visione post-moderna si afferma il principio che l’uomo sia il creatore della macchina e in quanto tale sia annoverabile a dio; di conseguenza la macchina, come sua creatura, sia annoverabile all’uomo. Per capire meglio questo concetto si faccia riferimento a quanto scritto da Carlo Sini “Nell’età degli dei l’automa imitativo è il sacerdote, ovvero la comunità sacrale” e a quanto scritto da Emanuele Severino “L’affidarsi a Dio incomincia ad apparire come alienazione e rinuncia dell’uomo a se stesso, quando non si crede più che l’infinita potenza di Dio sia qualcosa di esistente”. Vi è chiaramente un cambiamento della percezione del concetto di dio. Si provi ad esaminare questa relazione (dio-creatura) usando due elementi fondanti nelle religioni: la separazione del piano umano-divino e la dipendenza del dio dall’uomo.
Cultura | Separazione piano umano/divino | Dipendenza del dio dall’uomo |
---|---|---|
Greco-Romana | Si | No |
Cristiana | No | No |
Post-moderna | No | Si |
Nell’epoca greco-romana gli uomini vivevano e morivano su un piano differente da quello delle divinità. Gli dei erano sull’Olimpo, bevevano ambrosia. Gli uomini vivevano sulla terra e quando morivano andavano nei campi elisi o nell’ade. Non vi era alcuna dipendenza del dio nei confronti degli uomini: bensì il contrario semmai, gli uomini supplicavano gli dei per avere raccolti fruttuosi e stagioni floride.
Nell’epoca cristiana gli uomini convivono con dio che è ovunque (Levitico 26, 11-12 “Io stabilirò la mia dimora in mezzo a voi, e l’anima mia non vi aborrirà. Camminerò tra voi, sarò vostro Dio, e voi sarete mio popolo”); quando l’uomo muore si ricongiunge a dio salendo nel regno dei cieli. Non vi è quindi una separazione tra l’uomo e dio e non vi è chiaramente alcuna dipendenza dio dagli uomini.
Nell’epoca post-moderna l’uomo diviene il dio creatore e le macchine divengono i suoi ministri, seguono infatti le istruzioni dei creatori. Nella visione post-moderna non vi è alcuna separazione tra il piano divino e quello umano: entrambi convivono e condividono le risorse ma l’uomo, che rappresenta dio per la macchina, paradossalmente dipende da essa per le funzioni a lei affidate.
È un paradosso da non sottovalutare e sul quale vale la pena riflettere.
Conclusioni
Non dovrebbe stupire la possibile futura nascita di religioni affiliate alla scienza e, nello specifico all’intelligenza artificiale. Esse rispetterebbero la definizione di “religione” fornita dall’enciclopedia, attribuendo a questa intelligenza computazionale superiore il ruolo divinatorio che, in passato, gli umani attribuivano agli dei antichi.
Rimane invece più difficile immaginare le conseguenze sociali di una religione di questo tipo. Michelangelo ha realizzato la Cappella Sistina nel tentativo di soddisfare e onorare un dio la cui logica non soddisfa le necessità umane. Un dio incomprensibile, misterioso, il cui disegno è oscuro all’umanità ma comunque percepito dall’artista.
Riferimenti bibliografici
- “Il disagio nella civiltà”, S.Freud, Editore Einaudi, 2010
- “Tutte le poesie vol.II”, Johann Wolfgang von Goethe, Mondadori Milano, 1994
- Manifesto della religione “Way of Future”
- “I Grandi Filosofi. Karl Jaspers”, Filippo Costa, Editore Longanesi, 1973
- “Religioni e Civiltà Vol. 1”, Angelo Brelich, Editore Dedalo, 1972
- “Essenza della religione”, Claudio Cesa, Ludwig Feuerbach, Carlo Ascheri, Editore Laterza, 2021
- “La Democrazia nel XXI secolo”, Vittorio Frosini, Editore LiberiLibri, 2010