La commissione europea sta promuovendo un certificato digitale di vaccinazione, destinato a provare l’avvenuto stato di protezione ma non solo. Cerchiamo di saperne di più.
Si chiamerà Digital Green Certificate e, da come è stato descritto, fornirà la prova che:
- una persona è stata vaccinata;
- una persona è risultata negativa al test;
- una persona ha subito un ricovero a causa del COVID-19
Sul sito della Commissione Europea si legge:
Sarà gratuito e disponibile in formato digitale (ma anche cartaceo…) e includerà un codice QR per garantire sicurezza e autenticità del certificato.
Dal punto di vista tecnico…
La Commissione metterà a disposizione un sistema per effettuare la verifica da parte degli stati membri che, a loro volta, saranno supportati in merito all’implementazione tecnica.
La proposta è stata presentata il 17 marzo 2021 e contrassegnata con l’identificativo Document 52021PC0130 e si può scaricare direttamente da qui. Si tratta di un progetto che rientra nel panorama dell’eHealt e, nello specifico, dell’eHealth Network ossia la rete di dati sanitari dei paesi membri.
Sarà necessario sviluppare interoperabilità tra i certificati di vaccini, in modo che i vari paesi possano riconoscerne la validità. Il certificato, in questo senso, sta diventando una priorità per evitare che i cittadini che non rappresentano un rischio possano essere limitati negli spostamenti e nelle relative azioni.
Certo è che questo argomento ha sollevato, sin dal principio, un dubbio circa l’eventuale discriminazione della popolazione. In sostanza il possesso del certificato, dice la Commissione, non dovrebbe essere una condizione preliminare per il libero esercizio dei diritti degli utenti. Ma allora a cosa potrebbe servire e quando andrebbe applicato? La risposta è al punto 26 del documento si legge.
In sostanza il certificato non può essere utilizzato per limitare l’impiego dei servizi. È da considerarsi un valore aggiunto in un contesto in cui dovranno mantenersi le pre-condizioni sanitarie necessarie al corretto svolgimento sicuro delle attività. Infine, per quanto riguarda la privacy, c’è stata particolare attenzione alla concezione di un set minimo di informazioni essenziali per il trattamento.
Quando e Come
Tecnicamente i requisiti richiesti ad ogni paese membro dovranno essere conformi con quanto stabilito all’interno del “Interoperability of health certificates Trust framework” che trovate in calce. L’idea della commissione sarebbe quello di rendere il certificato prima dell’estate.
Di sicuro questo certificato sarà una sfida per i vari paesi, sia tecnologico che sociale; nella speranza che non diventi realmente uno strumento di discriminazione.