Nella gestione del reparto ICT una delle figure essenziali è quella del sistemista. Spesso, per confusione o sovrapposizione di competenze, si hanno le idee poco chiare in merito a ruoli e responsabilità di questo individuo. Vediamole assieme.
In informatica, tecnico (chiamato anche softwarista o analista di sistemi) specializzato nel controllo dei programmi per il funzionamento dei calcolatori, e nell’assemblaggio e nella gestione di impianti e sistemi automatici. (Fonte: Treccani)
Il ruolo del sistemista è l’interazione primaria con i sistemi informatici: non c’è mediazione tra lui e il rapporto con la macchina. Questo significa che tutte le operazioni necessarie al mantenimento dell’operatività possono essere richieste a lui o, se disponibile, al suo responsabile. Il sistemista non è un programmatore, non è tenuto a conoscere alcun linguaggio di programmazione, né ad avere le competenze per creare software nonostante la definizione della Treccani includa il termine softwareista che, in realtà, sta a significa altro. Il sistemista, infatti, per svolgere il proprio compito avrà necessariamente bisogno di strumenti software da installare ed utilizzare e questa necessità ha fatto nascere il termine softwarista.
All’interno dello sviluppo di progetti informatici, il sistemista viene chiamato, ad esempio, per:
- Stabilire la configurazione delle macchine;
- Individuare i prodotti software necessari al loro funzionamento, in relazione con le esigenze del cliente;
- Collaborare con altri tecnici per il corretto funzionamento dei sistemi.
Il sistemista non è un esperto di reti benché possa avere conoscenze molto estese. Questo avviene soprattutto nelle PMI dove l’organico non prevede una risorsa per ruolo. Il sistemista ha una conoscenza, generalmente, abbastanza approfondita ma non ingegneristica della rete. Pertanto è in grado di operare sui protocolli di rete in termini di funzionamento generale ma con una conoscenza che normalmente ruota intorno all’IPv4 o IPv6.
Il sistemista è, qualora non vi fosse una risorsa specifica che ne assuma il ruolo, responsabile dell’aggiornamento hardware e software dei sistemi, e del mantenimento dei livelli di sicurezza dell’infrastruttura logica del CED. Questo aspetto è particolarmente delicato poiché tale mansione viene svolta collaborando attivamente con il responsabile della sicurezza informatica (IT Security expert) che, tramite apparati software e hardware, crea un perimetro sicuro e una serie di regole solide con cui proteggere dati e apparati.
Il sistemista non è un addetto all’help-desk di 1° livello, poiché potrebbe non avere le giuste competenze caratteriali e personali per interagire adeguatamente con chi ha un problema. Questo fattore viene spesso trascurato ponendo il sistemista nella condizione di dover gestire situazioni in cui non è in grado di dare il massimo.
Perché la commistione dei ruoli non è raccomandata?
Come in tutte le cose, anche in informatica gli specialisti hanno dei punti di vista chiari che identificano il loro approccio. Per il programmatore, l’approccio alla risoluzione del problema sarà legato al trattamento del codice. Per l’esperto di reti, la risoluzione si cercherà nella modifica del comportamento dei dati in fase di transito. Per il sistemista sarà ricercata all’interno dei sistemi. La commistione di ruoli provoca, generalmente, una soluzione con scarsi risultati in termini di qualità. Le decisioni operative devono essere prese da una figura che abbia doti essenzialmente manageriali e, opzionalmente, anche capacità tecniche. Questo perché la risoluzione dei problemi passa attraverso due fasi importanti:
- L’individuazione del problema: generalmente presentato da un utente o raccolto dal tecnico.
- L’assegnazione delle risorse ed il coordinamento delle stesse: attività che non richiedono necessariamente competenze tecniche ma che, invece, richiedono alte competenze manageriali.
Assegnare più ruoli alla stessa figura, è pertanto caldamente sconsigliato.