TERRORISMO: 8.000 persone da uccidere, la lista degli hacker del Califfato

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Si tratta, in effetti, della più grande lista che il CCA (Caliphate Cyber Army) ha mai compilato e contiene i nomi di 8.000 persone da uccidere.

I giornali non hanno battuto molto la notizia ma su twitter i canali di intelligence l’hanno data eccome e l’hanno analizzata molto attentamente. Non è tanto la lista in sé a sconcertare, purtroppo ci siamo abituati a tutto: decapitazioni, mutilazioni di altro tipo, violenze, fuoco. A fare scalpore è l’elevato numero di target che si sarebbero prefissati. Sì, perché 8.000 persone non sono poche anche se il CCA dispone di informazioni di dettaglio.

La controparte occidentale, rappresentata per così dire da Anonymous, non sembra colpita da questa affermazione e rimane in operatività neanche si trattasse di un confronto tra due schieramenti virtuali.

Ciò che colpisce nel CCA è la crescita, rapida e pericolosa, che ha avuto negli ultimi due anni. Esattamente come avviene per l’esercito regolare, anche il CCA recluta hacker esperti, simpatizzanti per la causa del califfato e pronti a favorire attentati terroristici nel mondo.

Come dicevo la lista proveniva direttamente dal canale twitter ufficiale del CCA, contrassegnato dal nome @CYBER_BACK (attualmente irraggiungibile poiché Twitter ha provveduto alla sua sospensione). E non è la prima volta che il CCA si muove in tale direzione: già 36 poliziotti del Minnesota erano stati marchiati per la morte.

Davanti a tutto questo, Anonymous non sembra preoccupato, facendo capire che la preparazione tecnica degli hacker mediorientali non è sufficiente a farli preoccupare ma, nonostante questo, la presenza del CCA dimostra che il terreno di scontro si è spostato in un mondo sotterraneo e virtuale, rarefatto e di poco controllo e di difficile gestione.

Alcuni ricorderanno che nel mese di febbraio 2016, il CCA dichiarò di essere riuscito a fare un defacing di Google, in sostanza ad oscurarlo. In realtà il CCA aveva tirato giù un piccolo sito che offriva ottimizzazioni nelle ricerche chiamato Add Google Online. Ovviamente hanno giustificato dicendo che si trattava di un comune test, al quale avrebbe seguito un attacco vero e proprio.

Trovate in calce il report del SITE Intelligence Group.

Fino a questo momento il CCA aveva ottenuto l’accesso a siti più o meno rilevanti: ad esempio l’account twitter di una radio di un’università di Charleston. Poca cosa, facilmente ottenibile dalla leggerezza con cui gli amministratori di sistema intervengono sui sistemi informativi.

Resta da vedere se il CCA avrà quella crescita molto temuta o se il contrasto delle azioni “occidentali” produrrà un’azione repressiva effettiva.

  1. SITE Intelligence Group-Report Google Down