Abbiamo perso la capacità di controllare chi utilizza la nostra tecnologia. Terroristi, estorsori ed altri possono implementarla a volontà. Crediamo sia una situazione estremamente pericolosa, è oramai evidente che esiste una grave minaccia.
Questo viene riportato in un articolo di Tom’s Hardware, a fronte di una tecnologia mantenuta all’interno di una società di sicurezza e intelligence informatica dove le password, in parole povere, quasi non esistevano.
Nell’articolo di Tom’s Hardware compaiono immagini significative la cui veridicità sarebbe da appurare. Ci sono fatture, screenshot ma, soprattutto l’immagine seguente.
Giustamente gli autori dell’articolo invitano tutti i lettori a concentrarsi sulla colonna di sinistra che rivelerebbe gran parte dei clienti di Hacking Team. La domanda resta.
E dal sito del Corriere si legge.
Tra i clienti della Hacking Team non c’era solo il Nucleo tecnologico della Presidenza del Consiglio (mercoledì i due membri del Copasir di area M5S hanno chiesto maggiori delucidazioni) ma anche, come risulta sempre dai documenti, la Polizia Postale (229 mila euro di fattura relativa al 2012), i Ros dei Carabinieri e la Guardia di Finanza del Scico (Servizio centrale di investigazione sulla criminalità) che nel 2013 aveva pagato 400 mila euro per un corso di formazione sul Galileo.
E anche l’Aise, a quanto si apprende, ha usato i software spia prodotti dall’Hacking Team e ha smesso di usarli una volta diffusa la notizia dell’attacco subito dalla società tre giorni fa. Ma dai primi monitoraggi fatti, non risulterebbe che dati in possesso dell’Agenzia siano stati violati, mentre son state adottate contromisure per innalzare la sicurezza, aggiornando i firewall e gli antivirus.
Si poteva evitare? Ovviamente sì, esattamente come per un chirurgo che lavora con i ferri sporchi e infetti. Sarebbe bastato avere, in casa, un po’ più di sicurezza.